TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO E TASSO DI SOSTITUZIONE: IL PRIMO PUO' MIGLIORARE IL SECONDO
Oggi partiamo da un parolone difficile. il tasso di sostituzione. Lo so, rischia di farvi smettere di leggere il resto dell'articolo, ma in realtà questo parolone rappresenta qualcosa di molto importante e facilmente comprensibile.
Non rappresenta altro che la differenza tra l'ultimo stipendio e la pensione che si andrà a percepire dal mese successivo. Facciamo un esempio: nel caso in cui il vostro ultimo stipendio fosse di 2.000€ e il vostro tasso di sostituzione fosse dell' 80% percepireste una pensione di 1.600€.
Quindi, il tasso di sostituzione è un dato di fondamentale importanza per la nostra pianificazione finanziaria e previdenziale e di conseguenza per il nostro futuro.
Molto probabilmente la domanda che vi passerà per la mente sarà: "come faccio a sapere quale è il mio tasso di sostituzione?"
Ovviamente per ognuno di noi si può calcolare il proprio tasso di sostituzione (e per questo di consiglio di contattarmi in privato al seguente link https://www.mirkozocchi.it/chi-sono ), ma prendiamo come esempio un 35enne con un reddito annuo lordo di 30.000€; il suo tasso di sostituzione è del 60%. In poche parole degli ipotizzati 2.000€ al mese di stipendio, la sua pensione sarebbe di 1.200€, una differenza non da poco.
Si può correre ai ripari? Assolutamente si, è necessario aderire alla previdenza complementare, sia effettuando dei versamenti volontari, sia decidendo di destinare ad essa il trattamento di fine rapporto (nel caso di lavoratore dipendente del settore privato). Il lavoratore dipendente del settore privato ha la facoltà di decidere se lasciare il TFR al datore di lavoro, oppure se destinarlo ad un fondo pensione.

Ma conviene davvero destinare il TFR ad un fondo pensione? Per rispondere a questa domanda, ci viene in aiuto una ricerca effettuata da Consultique e pubblicata sul corriere Economia (inserto economico del Corriere della sera): il confronto sugli ultimi 10 anni toglie ogni tipo di dubbio: il rendimento medio della previdenza complementare è del 50% contro il 22% della rivalutazione del TFR (1,5% + il 75% della rivalutazione Istat). Più del doppio.
Oltre a questo va ricordato che la tassazione della prestazione finale è nettamente a favore della previdenza complementare, perché si paga un aliquota che va da un massimo del 15% fino ad un minimo del 9%, contro un'aliquota minima del 23% che colpisce la liquidazione in azienda.
Un esempio: 100.000€ di liquidazione rimasti al datore di lavoro vengono tassati per 23.000€ dallo stato; la stessa somma destinata al fondo pensione dopo 30 anni sarebbe tassata per 9.000€. In tasca del lavoratore andrebbero 14.000€ in più.
In buona sostanza, il Tfr destinato alla previdenza complementare consentirebbe di colmare il gap del tasso di sostituzione quasi per intero.
Non rappresenta altro che la differenza tra l'ultimo stipendio e la pensione che si andrà a percepire dal mese successivo. Facciamo un esempio: nel caso in cui il vostro ultimo stipendio fosse di 2.000€ e il vostro tasso di sostituzione fosse dell' 80% percepireste una pensione di 1.600€.
Quindi, il tasso di sostituzione è un dato di fondamentale importanza per la nostra pianificazione finanziaria e previdenziale e di conseguenza per il nostro futuro.
Molto probabilmente la domanda che vi passerà per la mente sarà: "come faccio a sapere quale è il mio tasso di sostituzione?"
Ovviamente per ognuno di noi si può calcolare il proprio tasso di sostituzione (e per questo di consiglio di contattarmi in privato al seguente link https://www.mirkozocchi.it/chi-sono ), ma prendiamo come esempio un 35enne con un reddito annuo lordo di 30.000€; il suo tasso di sostituzione è del 60%. In poche parole degli ipotizzati 2.000€ al mese di stipendio, la sua pensione sarebbe di 1.200€, una differenza non da poco.
Si può correre ai ripari? Assolutamente si, è necessario aderire alla previdenza complementare, sia effettuando dei versamenti volontari, sia decidendo di destinare ad essa il trattamento di fine rapporto (nel caso di lavoratore dipendente del settore privato). Il lavoratore dipendente del settore privato ha la facoltà di decidere se lasciare il TFR al datore di lavoro, oppure se destinarlo ad un fondo pensione.

Ma conviene davvero destinare il TFR ad un fondo pensione? Per rispondere a questa domanda, ci viene in aiuto una ricerca effettuata da Consultique e pubblicata sul corriere Economia (inserto economico del Corriere della sera): il confronto sugli ultimi 10 anni toglie ogni tipo di dubbio: il rendimento medio della previdenza complementare è del 50% contro il 22% della rivalutazione del TFR (1,5% + il 75% della rivalutazione Istat). Più del doppio.
Oltre a questo va ricordato che la tassazione della prestazione finale è nettamente a favore della previdenza complementare, perché si paga un aliquota che va da un massimo del 15% fino ad un minimo del 9%, contro un'aliquota minima del 23% che colpisce la liquidazione in azienda.

In buona sostanza, il Tfr destinato alla previdenza complementare consentirebbe di colmare il gap del tasso di sostituzione quasi per intero.