INVESTIAMO I RISPARMI CON METODO

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QUANTO È RISCHIOSO INVESTIRE? PARTE 2

Gestire il rischio significa mettere in atto tutti gli accorgimenti necessari a controllare i fattori di incertezza legati a un’attività e a limitare gli effetti di potenziali eventi avversi.
Nel caso dell’attività di compravendita di strumenti finanziari, la gestione del rischio si basa sulla distinzione fra potenziale di opportunità (upside risk) e potenziale di pericolo (downside risk).

Dal momento che l’impiego del risparmio ha come obiettivo l’ottenimento del massimo rendimento, la gestione del rischio di un portafoglio finanziario sarà volta a limitare il più possibile il verificarsi degli eventi negativi e a minimizzarne il relativo impatto, cercando di non ostacolare il verificarsi di eventi positivi. In altri termini, la gestione del rischio finanziario consiste nel minimizzare il downside risk, senza limitare troppo l’upside risk.

Gestire professionalmente il rischio di un portafoglio finanziario significa procedere a una sequenza di valutazioni - relative sia alle singole attività incluse nel portafoglio, sia ai rapporti di relazione fra queste, sia al portafoglio nel suo complesso - tale da permettere un’accurata pianificazione del rischio a cui il portafoglio viene esposto.

Queste analisi consentono di definire una banda di oscillazione ideale del portafoglio - il cosiddetto profilo rischio-rendimento - e stabilire le azioni da intraprendere nel caso in cui il suo valore oscilli oltre la soglia prevista.

L’attività di valutazione e analisi dei rischi parte quindi dalla stima della probabilità e del possibile impatto dei singoli eventi rischiosi, per giungere alla composizione di un quadro generale dei fattori d’incertezza a cui il portafoglio è esposto. A conclusione dell’attività di analisi e valutazione, il rapporto tra le opportunità e i rischi legati all’investimento dovrà bilanciare le aspettative e le esigenze del risparmiatore.

Gli individui acquistano e detengono attività finanziarie per godere del flusso monetario che producono. Per confrontare due attività, è utile considerare questo flusso in relazione al valore o al prezzo dell’attività stessa.

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Il rendimento di un’attività è il flusso monetario totale generato - inclusi i guadagni o le perdite in conto capitale - espresso come frazione del suo prezzo.
Quando si investono i propri risparmi in azioni, obbligazioni, immobili o altre attività, di solito si spera di ottenere un rendimento superiore al tasso d’inflazione, in modo da compensare con il rendimento la perdita del potere d’acquisto della moneta. Per questa ragione, i rendimenti sono spesso espressi in termini reali, ovvero al netto dell’inflazione.

Il rendimento reale di un’attività patrimoniale è pari alla differenza fra il tasso di rendimento nominale e il tasso d’inflazione. Dato che la maggior parte delle attività sono rischiose, un investitore non può sapere in anticipo i rendimenti che otterrà l’anno successivo. Per esempio, il corso di un titolo azionario può tanto aumentare quanto diminuire.

Il rendimento atteso di un’attività è il valore atteso del suo rendimento, cioè il rendimento che dovrebbe produrre in media. In alcuni anni, il rendimento effettivo può essere molto più elevato di quello atteso, e in altri molto inferiore. Ma nel lungo periodo, il rendimento medio effettivo dovrebbe essere prossimo al rendimento atteso.

Attività diverse hanno rendimenti attesi diversi. Per esempio, nell’ottobre 2005 il rendimento atteso reale di un Treasury Bill americano era inferiore all’1 per cento, mentre quello di un portafoglio di titoli rappresentativi della borsa di New York (NYSE) era superiore al 9 per cento. Ma se la differenza di rendimento atteso era così marcata, perché c’erano milioni di persone disposte ad acquistare un Treasury Bill? Perché la domanda di un’attività non dipende solo dal rendimento atteso, ma anche dal rischio: le azioni hanno un rendimento atteso più elevato dei titoli di stato, ma sono anche più rischiose.

Questi dati suggeriscono che quanto maggiore è il rendimento atteso di un’attività, tanto maggiore è il rischio che comporta. Se l’investimento è correttamente diversificato, questo corrisponde al vero. In conseguenza, l’investitore avverso al rischio deve trovare il giusto equilibrio tra rendimento atteso e rischio.

Il rendimento di un titolo finanziario viene definito in questo modo: l’investitore paga un certo prezzo di acquisto, diciamo pari a 100, e alla fine dell’anno valuta la propria posizione utilizzando il prezzo di mercato dell’attività, supponiamo pari a 110, tenendo conto naturalmente dei dividendi o delle cedole percepiti durante l’anno, ad esempio pari a 5. In questo esempio il valore finale dell’investimento è di 115 (10 di prezzo finale e 5 di dividendo) e deve essere confrontato con un investimento iniziale di 100.

Il rendimento complessivo è del 15%. Si tratta di un rendimento soddisfacente? Dipende dalle alternative disponibili. Un’alternativa è senz’altro rappresentata dall’investimento in un titolo senza rischio annuale, che offre con certezza un tasso di interesse. Supponiamo che il tasso di interesse sia del 5%.

Il rendimento del 15% è senz’altro più alto del 5%, ma occorre tenere presente che l’investimento nel titolo finanziario comporta una certa dose di rischio. Invece di avere un prezzo finale di 110, il titolo avrebbe potuto avere un prezzo finale pari ad 80 che, assieme al dividendo di 5, avrebbe comportato un rendimento complessivo di -15%. Se l’investimento nel titolo è rischioso, non è corretto confrontare il rendimento finale del 15% con il tasso di interesse del 5%, in quanto l’investitore sarà disposto ad investire in un titolo rischioso anziché in un titolo senza rischio solo in presenza di una adeguata remunerazione.

Occorre da una parte tenere conto di tutti gli scenari possibili del rendimento rischioso, calcolando il rendimento atteso, e dall’altra parte calcolare l’alternativa sommando al tasso di interesse anche la remunerazione necessaria a compensare per il rischio che si corre, definito premio per il rischio.

Se ad esempio ci sono solo due scenari possibili di rendimento del titolo rischioso, +15% e -15%, e se la probabilità del primo scenario è del 90% e la probabilità del secondo scenario è del 10%, si ottiene un rendimento atteso pari a nove decimi di +15% e ad un decimo di -15%, per ottenere un risultato finale di +12%. Se il premio per il rischio è ad esempio del 5%, allora il rendimento atteso del 12% si confronta favorevolmente con la somma del tasso di interesse e del premio per il rischio, pari a 10%.