Patto di famiglia: la Cassazione rischia di bruciarlo?

Il patto di famiglia è tornato a far parlare di sé sul finire del 2018, per effetto dell’ordinanza della Cassazione n. 32823 del 19 Dicembre 2018, in particolare per quanto attiene al profilo della sua  tassazione.

Ma andiamo con ordine: cosa è il patto di famiglia? E’ un contratto con il quale un’azienda o una quota di società vengono trasferite dal loro titolare a un proprio discendente per favorire la continuazione della suddetta attività, previo accordo familiare. Il ricevente deve liquidare gli altri partecipanti al patto di famiglia (coniuge del disponente, e gli altri eventuali eredi legittimi).

Inoltre per meglio comprendere la pronuncia della Cassazione è opportuno un breve richiamo all'istituto della collazione ed in particolare dell’obbligo di collazione ovvero l’obbligo in capo agli eredi legittimi di conferire ai coeredi tutto ciò che hanno ricevuto in donazione anche durante la vita del de cuius.

Il patto di famiglia è uno strumento che consente di andare oltre l’attribuzione della quota di legittima e dell’obbligo di collazione delle donazioni in vita. Questo perché la legge prevede che l’accordo raggiunto con il patto di famiglia non può esser messo in discussione in sede ereditaria e quindi non vi sarà obbligo di collazione e la quota di legittima verrà calcolata solo sul patrimonio che risulterà intestato al momento del decesso al defunto; ovviamente il prescelto del patto di famiglia dovrà scomputare l’attribuzione ottenuta con quest’ultimo nei confronti degli altri eredi.

Veniamo ora al vantaggio fiscale derivante dalla costituzione del patto di famiglia: se il beneficiario prosegue l’attività per almeno 5 anni non dovrà pagare l’imposta di successione e di donazione.

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E’ proprio qui che casca l’asino: il testo unico dell’imposta su successioni e donazioni prende in esame, con la relativa detassazione, l’attribuzione dell’azienda dal padre al figlio, non prendendo però in considerazione le compensazioni degli altri parenti stretti che partecipano al patto di famiglia. Quale deve essere allora il trattamento fiscale sulle compensazioni? E’ una donazione tra fratelli? Se così fosse si dovrebbe applicare un’aliquota del 6% con una franchigia di 100.000€. E’ invece un’operazione riconducibile al padre? In tal caso l’aliquota sarebbe del 4% e la franchigia di 1.000.000€. Proprio su questa tematica è intervenuta la Cassazione giudicando la compensazione tra fratelli come una donazione modale, ossia caratterizzata da un gravame a favore del donatario.

Ora pur non essendo molto condivisa questa conclusione, sembra guardare con sfavore a questo strumento che, seppur ancor poco conosciuto ai più e quindi non molto utilizzato se rapportato all’elevato numero di piccole e medie imprese in Italia, consentirebbe la continuazione del lavoro svolto con fatica e sudore dal padre, evitando che, ad esempio, un’officina meccanica debba esser rilevata per metà da una figlia che magari vorrebbe are la biologa.