IL RIBASSO DEL NASDAQ E DEI TITOLI TECNOLOGI, COSA C’È DIETRO?
Nelle ultime settimane abbiamo visto una forte correzione dei titoli tecnologici sull’indice Nasdaq; tra i motivi che hanno portato a questo ribasso troviamo il rialzo dei rendimenti dei titoli di stato statunitensi e le prospettive di aumento dell’inflazione.
Ma perché questi fattori possono essere preoccupanti per le aziende tecnologiche? Perché un investitore che decide di acquistare dei titoli azionari deve essere ripagato da un premio in termini di rendimento per assumersi un rischio maggiore rispetto ad un investimento denominato “risk-free”.
Le stime sull’inflazione americana pronosticano un aumento fino al 2,3% nel 2021; a pensarci bene non è nulla di speciale, dato che l’obiettivo di politica monetaria americana è quella di mantenere una media inflazionistica del 2% (essendo una media, vedrà dei periodi con un’inflazione maggiore e momenti con un’inflazione minore al famigerato paletto del 2%).

Il 2% viene definito da tutti la percentuale ideale per un’inflazione definita sana per l’economia.
Nonostante queste premesse l’indice Nasdaq, nella scorsa settimana ha perso il 5% riducendo la sua capitalizzazione di 1.600 miliardi di dollari. Ma perché allora si ha sentore e paura che un aumento dei tassi obbligazionari possa far precipitare quest’indice? L’aumento del rendimento dei treasury riduce, come detto prima, l’equity premium e, oltre a questo, gli investitoti sembrano non credere alla promessa delle banche centrali di mantenere politiche monetarie accomodanti fino alla fine della crisi legata alla pandemia. Un’altra motivazione potrebbe essere che gli investitori stessi sono soltanto alla ricerca di un pretesto per vendere azioni che hanno ottenuto rendimenti stratosferici negli ultimi anni. Infatti nell’ultimo mese le vendite hanno colpito soprattutto Tesla (-30%), Peloton (-29%), Zoom (-20%) e altri titoli con un rapporto price/earning stellare.
Pur subendo una forte correzione, giudicata da molti analisti salutare, le aziende con utili più solidi hanno contenuto le perdite e sembrano destinate a riprendere l’ascesa.
Fin quando le banche centrali non smetteranno con le politiche monetarie espansive, i fiumi di liquidità che continueranno ad arrivare, dovranno trovare una collocazione che dovrà generare profitti.
Non sembra essere il momento dei beni rifugio (l’oro ha perso il 10% da inizio anno e le cryptovalute non sembrano in grado di assorbire molta liquidità), ma ciò che sembra prendere sempre più piede è quella che viene definita “rotazione settoriale”: l’economia sta recuperando molto rapidamente sia in Americhe che nel Regno Unito grazie agli stimoli fiscali e ai progressi nella campagna vaccinale.
Gli stimoli hanno dunque dato il via a una rotazione velocissima a favore di titoli legati all’economia reale, istituzioni finanziarie e società energetiche e sarà opportuno mantenere in portafoglio tali settori.