INVESTIAMO I RISPARMI CON METODO

Il blog che ti aiuta a investire i risparmi con metodo sfruttando i mercati finanziari

I DANNI DEL MARKET TIMING

La crisi dei mercati finanziari legata al Covid19 vissuta tra fine febbraio e marzo ha fatto emergere, ancora una volta, dei dubbi in merito all’efficacia del market timing, ossia la ricerca del momento migliore per entrare e uscire dai mercati.

Sebbene il decennio appena concluso sia stato caratterizzato da performance eccezionali per tutte le asset class (100% per l’azionario e 50% per l’obbligazionario) è risultato, in Italia, anche quello meno amato. Mentre nel 2019 i mercati azionari hanno avuto performance del 25%-30%, in Italia i fondi azionari hanno avuto una raccolta negativa di circa 2 miliardi e mezzo. Questo perché la parte finale del 2018 ha visto quasi tutte le asset class chiudere con il segno negativo e buona parte degli investitori, a prescindere dal profilo di rischio, perdere.

Tale evento ha portato, tra la fine 2018 e il primo trimestre del 2019, ad effettuare delle vendite sui minimi, lasciando così per strada tutta la performance del 2019.

L’emotività ha un valore dirompente nel computo decisionale quando si tratta di investimenti al punto di distruggere valore.

Da un’analisi condotta da Advisor Prospective emerge che il 70% delle perdite accumulate dagli investitori dello S&P500 negli ultimi 35 anni dipende da dieci periodi di crolli molto brevi (di durata di circa un mese) recuperati nell’85% dei casi in 3 mesi e nel 93% dei casi entro 1 anno.

Scappare dal mercato nel momento peggiore della crisi non solo fa incassare una perdita certa, ma impedisce di approfittare del rimbalzo successivo.

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Da un ulteriore ricerca di marzo di quest’anno realizzata da una società indipendente (Dalbar) si rileva che un investitore americano medio, negli ultimi 30 anni, abbia incassato poco più del 5% annuo di fronte ad un rendimento annualizzato del 10% dello S&P500. Questo perché i rendimenti sui mercati si fanno in pochi giorni e per la grande maggioranza degli investitori risulta molto difficile intercettarli.

Entrare e uscire dai mercati aumenta soltanto la probabilità di perdersi i gironi migliori, soprattutto in un contesto di volatilità elevato come quello in cui viviamo oggi.

Per avvalorare ancor di più questa tesi è sufficiente verificare quanto accaduto negli ultimi mesi: prendendo ad esempio sempre l’indice S&P500, possiamo osservare che dal 21 febbraio al 23 marzo (cioè dallo scoppio in Europa del Covid fino al giorno più basso del mercati) l’indice abbia avuto una performance negativa del 27% mentre dal 24 marzo sino ad oggi (13 agosto) l’indice abbia performato quasi il 37%, ritornando ai livelli pre-pandemia, confermando ancor di più il concetto per il quale la ricerca del market timing rischia di essere dannosa per i propri investimenti.